I MISTERI - Le statue


Chiesa di Santa Chiara a Francavilla Fontana


Nel verbale di una riunione dei confratelli dell’Orazione e Morte del 1745, vengono per la prima volta menzionati «i Misteri della Passione di Giesù», che alcuni «Galantuomini» erano soliti accompagnare la sera del Venerdì Santo durante la processione detta "del Battaglino" – dal battaglio di legno (trenula) ancora oggi usato come strumento comunicativo – solennizzata dalla confraternita da più di un secolo ma la cui prima attestazione risale al 1693.
A quel tempo le statue dei Misteri dovevano però essere altre e probabilmente, se ci fondiamo su altri casi pugliesi dello stesso periodo, realizzate in legno. Si può quindi ipotizzare che a seguito del terremoto del 1743 e della demolizione del primo oratorio della confraternita, abbattuto per fare spazio alla nuova Chiesa Matrice, furono richiesti a Pietro Pinca dei simulacri in cartapesta, materia "nuova" e leggera, destinati al nuovo oratorio fabbricato tra il 1757 e il 1784.
Mancano purtroppo proprio di quegli anni i verbali delle riunioni confraternali, nei quali dovevano essere di certo registrati sia i lavori per la nuova sede (forse già pronta nel dicembre 1768, quando i confratelli «congregati nell’oratorio» approvarono il loro statuto), sia la commissione dei Misteri in cartapesta; commissione di cui non vi è traccia nelle più complete carte successive.
Difatti da un altro interessante verbale dell’1 ottobre 1786 sappiamo che i confratelli, tra cui lo stesso Pinca, deliberarono che i Misteri non dovevano più né essere prestati alle altre chiese per i "Sepolcri", né uscire dall’oratorio per essere guarniti «di cera da alcuni divoti particolari» per la processione del Battaglino, a ciò bastando gli uomini e i pochi carlini messi a disposizione dalla congrega. Le statue infatti «hanno incominciato a patire, per cui se si seguitasse simile costume non passeranno anni da oggi, e restaremo senza Misteri, o alla peggio con i Misteri rovinati»
Tutto quindi lascia supporre che nel 1786 Pinca avesse realizzato già da qualche anno le nuove statue, ossia, poniamo, tra gli inizi di quel decennio e la fine del precedente. Tanto più che nell’aprile 1784, come rivelato da un’importante Memoria da poco rintracciata, gli fu commissionata dal prefetto della stessa congregazione, don Vincenzo Mauro, forse a suggello e ricompensa della buona riuscita dell’altro lavoro, la statua di san Filippo Benizi, anche essa oggi conservata nella chiesa di Santa Chiara, «modellata coll’assistenza di Ludovico delli Guanti Pittore di buon pennello».
Una notizia che certifica indirettamente l’autografia delle statue dei Misteri, finora fondata solo su un’attendibile tradizione; genera nuove riflessioni sull’esecuzione delle stesse; conferma quanto forte fosse la fiducia che la confraternita della Morte riponeva nel giovane affiliato Pinca, appoggiato quasi sicuramente in quell’avvio di carriera dal padre Giuseppe (1715-88), che nel 1749 ricoprì nell’associazione laicale le prestigiose cariche di priore e di maestro di cerimonie, e nel 1788 quella di assistente.
Poco dopo la metà dell’Ottocento, nella chiesa di San Biagio, dove furono fatti sostare per tutta la notte, a causa di un temporale, in occasione della processione del Venerdì Santo, un incendio divampato pare per colpa dei ceri, distrusse di certo le statue del Cristo all’Orto e del Cristo col pane.
Quest’ultimo fu rimpiazzato dal simulacro di analogo soggetto eseguito, forse a cavallo tra 800 e 900, dall’ultimo maestro cartapestaio francavillese, anche lui formatosi a Napoli, Nicola Distante detto Nnicchitieddu (1837-1917), che nella stessa occasione modellò anche il Cristo vestito da pazzo.
Il Cristo nell’orto fu sostituito invece dal gruppo anonimo – ma vicinissimo alla maniera patetica e asciutta di Antonio Maccagnani (1807-92) – commissionato, come si legge nel cartiglio alla base, dalle nobildonne Carmela Brost e Giacinta Lupo Fiorentini nel 1871, termine ante quem per il disastroso incendio.
Di lì a poco avrebbero concluso la serie dei Misteri, prendendo il posto di statue più antiche ma non del Pinca, il Crocifisso e il Cristo morto richiesti nel 1911 al celebre statuario leccese Giuseppe Manzo (1849-1942), sigillo al definitivo tramonto dell’antica scuola della cartapesta di Francavilla Fontana.

1 - Cristo col pane (la Cena)

2 - Cristo all'Orto

3 - Cristo vestito da pazzo

4 - Cristo alla colonna

5 - Cristo alla canna

6 - La cascata

7 - Cristo in Croce

8 - La Sacra Sindone

9 - Cristo Morto

10 - L'Addolorata

* Testo a cura del prof. Nicola Cleopazzo, ricercatore di Storia dell'Arte Moderna presso l'Università del Salento.
* Foto tratte dal sito https://paesituoi.news.